Laboratori

“Giocare con l’arte? Ma capiranno?
Capire cos’è l’arte è una preoccupazione inutile dell’adulto.
Capire come si fa a farla è invece un interesse autentico del bambino.

Il laboratorio è dunque un luogo di creatività e conoscenza, di sperimentazione e scoperta, di autoapprendimento attraverso il gioco: è il luogo privilegiato del fare per capire, dove si fa “ginnastica mentale” e si costruisce il sapere. E’ anche un luogo di incontro educativo, formazione e collaborazione”

Alberto Munari

I LABORATORI IN ITALIA

1974
CREATIVITÀ INFANTILE AL MOMENTO
GALLERIA BLU – MILANO

Alla galleria Blu di Milano viene allestito un modello di laboratorio per l’educazione visiva e la produzione di immagini per bambini da tre a otto anni, denominato – Creatività infantile al momento, coordinatao da BRUNO MUNARI con la collaborazione del CENTRO STUDI RICERCHE PSICOPEDAGOGICHE. I bambini mostreranno agli adulti come si producono al momento, immagini con nuove tecniche, film dal vero e di animazione, proiezioni dirette, strutture a due e più dimensioni, abitabili, trasformabili, mobili; oltre alle immagini prodotte con tecniche tradizionali ampliate.  Esperti saranno a disposizione degli adulti per spiegazioni sui metodi.

 

1977
GIOCARE CON L’ARTE
PINACOTECA DI BRERA – MILANO

Nel 1977, a Milano, Bruno Munari progetta i primi laboratori e fonda l’associazione Giocare con l’Arte insieme a Giovanni Belgrano, Renate Eco e Piero Polato. L’associazione promuove la maggior parte delle iniziative didattiche fino al 1983, anno in cui cessa di operare in qualità di associazione ma prosegue comunque le sue attività.

Il primo laboratorio viene realizzato su richiesta della direzione della Pinacoteca di Brera.

Il progetto Giocare con l’arte prende forma grazie a un convegno dal titolo Museo Vivo organizzato dalla Fondazione Rizzoli negli anni ’75/’76 e vede la partecipazione di studiosi provenienti da diverse nazioni. Obiettivo della manifestazione era quello di trasformare il Museo da semplice luogo di conservazione di opere d’arte a strumento di comunicazione di massa, che ponesse al centro il tema dell’educazione permanente come sua prospettiva fondamentale.

Un museo, come disse Munari, che fosse «una finestra aperta sul panorama socio-culturale, politico ed economico, di cui l’opera d’arte è una delle più significative espressioni».

In quella stessa sede emerse un preciso intendimento: rendere le opere d’arte ospitate in un museo comprensibili non solo per il loro aspetto letterario, ma anche nella loro sostanza tecnica, in un modo facilmente accessibile a tutti i visitatori e non solo agli specialisti del settore. 

Il personale contributo di Munari con la sua relazione si risolse nell’istituzione dei primi laboratori per bambini all’interno della Pinacoteca di Brera. Con l’accettazione della proposta da parte della direzione del Museo, si passò alla formazione di un gruppo di pre-progettazione che si propose di concentrarsi sulla fascia di età degli alunni delle scuole elementari, in modo che il progetto potesse facilmente adattarsi sia alle esigenze della scuola dell’infanzia sia a quelle della scuola media.

A partire dall’analisi delle tecniche utilizzate nelle diverse epoche per creare opere d’arte vennero scelti quei contenuti fondamentali che potevano essere tradotti in esperienza ludica. Si affidò a Piero Polato l’allestimento dello spazio adattato a laboratorio. I bambini venivano seguiti da un gruppo di collaboratori di Munari, tra cui Metta Gislon, Coca Frigerio, Marielle Muheim e Tonino Milite. Vennero chiamati ‘operatori visuali’ e furono invitati a sentirsi liberi di apportare eventuali modifiche al progetto, in base all’evolversi dell’esperienza raccolta durante il periodo di funzionamento del laboratorio: «Ogni collaboratore potrà fare le sue osservazioni, e se queste vengono riconosciute valide da tutti, andranno a modificare il metodo di apprendimento».

Così facendo, si scongiurava ogni possibile rischio di fossilizzazione del metodo, rendendolo duttile e flessibile grazie alla pratica e all’aggiornamento continuo sul campo. Le finalità pedagogiche erano così illustrate nel manifesto d’invito: «Si tratta di un programma di attività per far conoscere con la sperimentazione le tecniche e le regole delle arti visive».

Fu dedicata particolare importanza alla sperimentazione di tecniche pittoriche e grafiche quali il divisionismo, i segni, le texture, la prospettiva cromatica, il collage e il colore; alle regole e ai metodi compositivi che trattano di formati diversi, forme componibili, gabbie e proiezioni dirette.

Nel laboratorio di Brera i bambini erano liberi di scegliere il tipo di attività che volevano; sviluppare una o tante esperienze, rimanere il tempo che desideravano in una postazione oppure cambiare. Questa libertà di movimento favoriva una sperimentazione continua rispettando i ritmi personali di ciascun bambino.

Oltre a un libro edito da Zanichelli, la testimonianza del progetto dei laboratori è conservata in un film dell’IBM e disponibile per la visione presso il museo di Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.

Nell’aprile del 1997, qualche anno più tardi, il loggiato della Pinacoteca di Brera ospitò una mostra che esponeva, mediante una sequenza di pannelli esplicativi le attività svolte per la scuola a partire dagli anni ’50. La mostra era curata da Emanuela Daffra, l’allestimento e il progetto grafico, dallo studio Miki di Milano. Per il titolo, “I bambini conquistano Brera”, ci si servì d’un articolo apparso nel 1977 sul Corriere della Sera, dove si metteva in risalto come i laboratori ideati da Munari per la Pinacoteca, stimolassero, fin dalla prima infanzia, il pensiero progettuale creativo.

I pannelli esplicativi erano 39 in totale, di cui sette, dal n° 6 al n°13, dedicati all’associazione Giocare con l’Arte.

Altrettanto rilievo, in quell’occasione, fu dato al lavoro svolto da Renate Eco per il Laboratorio del Loggiato dal 1980 al 1987, con tante informazioni e riferimenti metodologici.

 

1977
LABORATORI TATTILI
BRERA – MILANO

L’attenzione alla conoscenza polisensoriale ha sempre occupato una posizione preminente nelle ricerche artistiche di Bruno Munari, fin dalle prime “tavole tattili” del 1943.

Il primo laboratorio tattile, coordinato da Renate Eco, con la collaborazione di Metta Gislon, Coca Frigerio e Tonino Milite, si tiene a Milano nel 1977, poco tempo dopo l’iniziativa svolta in Brera. Lo spazio del laboratorio comunicava con la mostra “Le mani guardano”, proveniente dal Beaubourg di Parigi. Una grande porta consentiva l’accesso all’ambiente attraverso una tenda dove pendevano materiali tattilmente riconoscibili.

Partecipò all’evento lo scultore Staccioli, che dentro una grande area-arena di 80 mq. diede pubblica dimostrazione di come i diversi materiali potevano interagire.

Nel rispetto del metodo proposto durante l’iniziativa “Giocare con l’Arte”, gli interventi degli operatori avevano semplice funzione di supporto tecnico senza intervenire nelle scelte dei bambini: «Si può suggerire il modo più giusto per incollare, per non sporcarsi troppo, per collegare due materiali nel modo più adatto. Aiutare a fare quindi, ma non dare idee già fatte. Il bambino deve diventare il più possibile autosufficiente».

 

1978
ALTRI LABORATORI

Laboratorio presso il Castello Sforzesco di Milano. Durata, tre mesi.

Laboratorio ospitato dal corso di Percezione visiva di Palazzo Bianco, a Genova. Tre mesi.

Laboratorio all’interno della mostra di Bruno Munari presso la galleria Arte Structura di Milano. Quindici giorni.

 

1979
GIOCARE CON LA CERAMICA
MUSEO DELLE CERAMICHE – FAENZA

Nell’autunno del ’78, il consiglio di amministrazione del Museo delle Ceramiche diede il via libera al progetto del laboratorio intitolato Giocare con la ceramica. Bruno Munari insieme ad Ivana Anconelli aprì questo nuovo spazio di conoscenza dedicato ai bambini. L’obiettivo del laboratorio non era l’avviamento al lavoro o la formazione di ceramisti o di nuovi artisti e artigiani, quanto quello di avvicinare i bambini alla comprensione delle tecniche per la lavorazione della ceramica.

Come nel caso dell’esperienza condotta a Brera, anche qui fu posta massima attenzione alla definizione degli spazi del museo, scegliendo quello che fosse il più adatto a ospitare il laboratorio.

Il progetto individuava tecniche differenti da sperimentare come previsto dal metodo, definendo modi e strumenti dei giochi da cui poi i bambini avrebbero acquisito conoscenze.

Anche in questa occasione, così come in quella di Brera, i bambini poterono osservare la riproduzione di alcune opere presenti nel museo, accanto ad altro materiale fotografico che illustrava il processo per realizzare le attività proposte, nel rispetto del principio della massima comunicazione visiva con minima trasmissione verbale.

Come presso la Pinacoteca, si scelse di affiancare ai bambini la figura di un operatore, che li guidasse nella comprensione delle diverse tecniche sottoposte alla loro attenzione facendo vedere “come si fa”, senza condizionarne la visione personale del progetto; una figura che svolgesse il compito, per dirla con lo stesso Munari, «di tenere i bambini nei limiti di un’esperienza fino alla comprensione di tutte le possibilità (…) e poi lasciarli liberi di fare, con quello che hanno imparato, quello che vogliono secondo le varie personalità» .

Numerosi furono i temi e gli argomenti trattati con i bambini: le impronte, le tracce, le texture, la sfoglia, il lucignolo, l’ingobbio, il rilievo, i calchi in gesso, le terre colorate e la colorazione.

Per celebrare il decennale del laboratorio “Giocare con l’Arte” e rendere omaggio alla figura di Munari, furono programmati a Faenza una serie di eventi rievocativi. Il primo si svolse dal 26 Novembre al 10 Dicembre 1989, presso il Palazzo del Podestà dove venne allestita una mostra riassuntiva delle varie attività del laboratorio e fu presentata una selezione di sue opere realizzate a partire dagli anni ’30.

Tra le varie manifestazioni celebrative, ricordiamo inoltre la temporanea apertura d’un laboratorio con i “Mattoncini Lego”, a cura di Enrico Mussani.

 

1981 / 82
LABORATORIO GIOCARE CON I SUONI
TRIENNALE – MILANO

Il laboratorio fu promosso dall’Assessorato all’Istruzione e Formazione Professionale della Regione Lombardia in occasione dell’Anno Internazionale del Bambino. Il progetto, presentato presso la Triennale di Milano come un esperimento ludico-acustico fu studiato per entrare a far parte dei programmi educativi per la scuola dell’infanzia e venne poi sperimentato nel febbraio del 1988 all’interno della scuola elementare “Sauro” di Lecco, grazie all’interessamento di Giovanni Belgrano, ideatore dell’iniziativa assieme a Davide Mosconi e Bruno Munari.

Il processo di creazione del progetto, dal suo concepimento fino alla sua realizzazione finale come laboratorio acustico, ci viene descritto da un interessante documento videoregistrato dall’omonimo titolo, “Giocare con i suoni”, prodotto dal Centro Audiovisivi dell’I.B.M. in video ci offre una panoramica esaustiva sugli oggetti-strumento realizzati e sul loro funzionamento.

La sperimentazione prevedeva il gioco con gli strumenti progettati, la scoperta dell’origine e della natura dei suoni per riconoscere nel flusso sonoro timbri e toni diversi e poi metterli in relazione e combinarli, giocando.

Gli oggetti originali in forma di strumento che furono messi a disposizione erano accomunati dall’identico suffisso derivativo, -fono, quasi a produrre bizzarri apparecchi di ispirazione futurista: vi troviamo cordofoni, idiofoni, aerofoni e membranofoni, ma anche ruote meccaniche, strumenti elettronici dei ritmi e sintetizzatori. I cordofoni e gli idiofoni sono curiosi dispositivi a concussione, percussione e sfregamento.

Poi gli aerofoni. Suonandoli il bambino comprende come non sia l’aria che vibra dentro il tubo a intonarlo, bensì le diverse imboccature. Ce ne sono cinque a disposizione per rendere i suoni differenti.

Gli strumenti musicali progettati per l’occasione rimasero dei prototipi perché i laboratori non ebbero seguito.

Giocando con gli strumenti che l’équipe aveva progettato si scoprivano leggi e principi dell’acustica, come l’altezza, l’intensità e la durata del suono.

Il laboratorio suggeriva poi di esplorare l’ambiente familiare e scolastico alla scoperta di quegli oggetti-strumento d’uso quotidiano come un semplice elastico o un foglio di carta oppure ascoltare suoni naturali come lo scrosciare della pioggia o il frusciare del vento fra le foglie.

 

1982
GIOCARE CON LA STAMPA
MUSEO CIVICO – IMPERIA

Il laboratorio, inaugurato dall’Assessorato alla Cultura allo scopo di promuovere un uso diverso del Museo Civico della città, si proponeva di sperimentare le tecniche di stampa attraverso l’esperienza del gioco.

Il progetto, ideato da Bruno Munari, Piero Polato e Marco Ferreri, era stato concepito come corso di aggiornamento per gli insegnanti.

Dopo aver visto esempi pratici e cartelloni esplicativi delle quattro tecniche di stampa, i bambini sperimentavano liberamente, scegliendo la tecnica che preferivano.

 

1982
LABORATORI DI ARTE VISIVA, CERAMICA E PIZZO
CANTÙ

 

1984
LABORATORI TATTILI
STUDIO D’ARTE NADIA BASSANESE – TRIESTE

Nuovi laboratori tattili si attivarono, nel 1984, a Trieste. Vennero allestiti nel mese d’ottobre presso lo studio d’arte Nadia Bassanese e furono curati dal Centro regionale studi Ricerche sui Problemi dell’Educazione (C.E.R.P.E).

Dal 1979, il centro aveva instaurato una proficua collaborazione con Bruno Munari.

Sempre presso lo Studio d’arte Nadia Bassanese, nel corso della Mostra Antologica di Bruno Munari, si tenne nell’ottobre 1984 un “Laboratorio tattile per bambini”, dal titolo “Non perdiamo il tatto”. Lo spazio a disposizione era stato riempito di ritagli tessili di forma quadrata, di uguali dimensioni ma cromaticamente e tattilmente differenti. Il gioco si svolgeva a occhi chiusi e chiedeva ai bambini di riconoscere le varie sensazioni e gradazioni dei tessuti. Un ambiente tattile dove era possibile muoversi anche a piedi scalzi.

Nel 1987 con l’appoggio della Regione e diretto da Marcella Fanni Cannelles e da altri collaboratori si inaugurò un nuovo laboratorio chiamato Immagine.

Nel febbraio del 1997 il gruppo Immagine allestì all’interno delle scuderie del Castello di Miramare una mostra-laboratorio dal titolo “L’arte di tutti/Bruno Munari/La regola e il caso”. Organizzata con il Centre Pompidou di Parigi, il Musèe des Enfants di Bruxelles, il Kindermuseum di Vienna e il Sezam di Lubiana. La mostra è stata poi riproposta anche a Vienna e a Bruxelles.

 

1984
LABORATORIO TATTILE
GALLERIA ARTE CONTEMPORANEA CORRAINI – MANTOVA

A Mantova, presso la Galleria di Arte Contemporanea Maurizio Corraini inaugurò e rimase in funzione per tutto il mese di novembre e dicembre del 1984, un laboratorio tattile. Il materiale era stato installato in una delle sale della galleria, appeso con mollette da bucato a una struttura metallica a forma di letto a castello dal nome di “Abitacolo”, che Bruno Munari aveva ideato nel 1971 per l’azienda Robots S.p.a. I bambini si ritrovarono a con-tatto con varie qualità di tessuti, carta, legno, pelle e soprattutto spugna ecc… Il laboratorio riscosse un tale successo da indurre Munari e Corraini a realizzare vari oggetti-gioco con materiali tattili. Ne nacquero così “Nove per X”, un gioco componibile di forme geometriche e un “Lupo” di spugna rosa dalle innocue fauci in morbida spugna giallognola… Gli editori Corraini descrissero così lo svolgimento del laboratorio: «…in una stanza della Galleria, completamente vuota, è stato messo, al centro, l’“Abitacolo” di Munari. I piani di questo letto sono stati ricoperti di grossi fogli di spugna, mentre appesi sul resto della struttura con mollette coloratissime vi erano pezzi di stoffa, pellicce, carte, carte vetrate, legni, plastiche e ancora spugne morbide e abrasive, tanti materiali diversi, di consistenze diverse con diverse dimensioni e colori… A turno, con prenotazione, veniva accolta una classe delle scuole materne ed elementari. I bimbi secondo gli intendimenti di Munari venivano lasciati liberi di reagire come volevano alle stimolazioni dei materiali. Solo, in seguito, le maestre utilizzavano le osservazioni e le reazioni facendole confluire, per esempio, in storie… che cercavano di mantenersi vicino a questa nuova esperienza del tattile. I bambini di Mantova hanno vissuto con entusiasmo questa realtà, immergendosi totalmente nei materiali, arrampicandosi, coricandosi, toccando. E quindi hanno cominciato a scoprire un senso, il tatto, ormai poco utilizzato soprattutto nella scuola».

 

1985
LABORATORI CON I SASSI
MUSEO DI SCIENZE NATURALI – MILANO

Laboratorio dedicato alla mostra “Da lontano era un’isola” allestita presso il Museo di Storia Naturale di Milano. Coordinamento di Bruno Munari. Durata, un mese.

 

1985
ALTRI LABORATORI

Laboratori a Milano, presso la ludoteca “Mezzofanti” e la scuola Luther King”, intitolati “Il bambino architetto”

 

1986
FERRARA

Furono aperti anche laboratori di ceramica a Ferrara. I laboratori furono allestiti nel 1986, dopo un periodo di progettazione durato due anni, che vide la collaborazione di Bruno Munari e Marielle Muheim.

 

1986 / 87
LABORATORI DI COMUNICAZIONE VISIVA
PALAZZO REALE – MILANO

A Palazzo Reale furono concepiti dei laboratori di ricerca sul tema della comunicazione visiva in occasione della mostra antologica di Bruno Munari.

I programmi furono elaborati da Coca Frigerio, Marielle Muheim, Marisa Grimani, Beba Restelli, Michela Dezzani ed Enrico Mussani.

Partendo da quanto proposto in Brera variarono i temi dei laboratori ed anche le tecniche proposte: macchie e colori, inquadrature e personaggi a strappo, impronte monocromatiche, esperimenti con la carta su superfici diverse.

 

1987
LABORATORIO LEGO / DESIGN
MUSEO DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA  – MILANO

Nel 1986, Bruno Munari e la scrittrice svedese per bambini Astrid Lindgren vennero insigniti del premio Lego «per l’entusiasmo e la creatività che dimostrarono in quegli anni a favore dei bambini e del loro mondo». I proventi derivati dal riconoscimento saranno in seguito devoluti da Munari all’IRSEM per favorire la realizzazione di altri laboratori per bambini in Italia.

La prima delle esperienze realizzate si svolse all’interno del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” in occasione della Mostra “L’architettura è un gioco… stupendo”. Il laboratorio coinvolse bambini delle elementari e delle medie inferiori proponendo nuove tecniche costruttive con i mattoncini dell’azienda Lego.  Gli operatori invitavano i bambini a trasformare le modalità convenzionali di gioco con i mattoncini offrivano agli allievi l’opportunità di esplorare nuovi possibili modi di impiegare gli elementi per costruire strutture fantastiche originali.

L’approccio convenzionale a questo genere di progetti tende alla reiterazione e alla riproduzione di schemi preesistenti nella mente di chi si presta al gioco; la nuova metodologia didattica invece, privilegiava e incoraggiava l’esplorazione e la scoperta delle infinite possibilità sperimentali offerte dai mattoncini. Vennero dunque stabilite le regole principali del gioco:

  • usare pezzi dello stesso colore onde privilegiare la forma sul colore
  • non partire mai da un’idea prestabilita
  • osservare bene quanto si è costruito chiedendosi cosa si possa fare con l’oggetto appena creato e come lo si possa utilizzare per fabbricare qualcos’altro.

I risultati del lavoro svolto si dimostrarono interessanti e costituirono materia di studio per approfondimenti successivi: il materiale raccolto fu registrato come esempio sperimentale nel campo della stimolazione della creatività e divenne argomento di ricerca presso la facoltà di Psicologia e Pedagogia e dall’IRSEM (Istituto Nazionale di Ricerche e Studi Epistemologici e Multidisciplinari) di Ginevra.

 

1987
ALTRI LABORATORI

“Il paese squadrato” presso la scuola Luther King a Milano

 

1988
GIOCARE CON LA NATURA
MUSEO DI STORIA NATURALE
– MILANO

Si trattò di un laboratorio di progettazione di immagini realizzato su richiesta dell’Università Verde, all’interno del Museo di Storia Naturale. Fu rivolto ai bambini dagli otto ai dodici anni. Allo scopo di stimolare e sviluppare nuovi modi di illustrare gli elementi della natura, si fecero sperimentare ai bambini tecniche e materiali diversi. Come era ormai abitudine, le opere realizzate dai bambini vennero poi esposte nelle sale del museo, a testimonianza del lavoro svolto all’interno del laboratorio.

 

1988
LABORATORIO DI SPERIMENTAZIONE DI MATERIALI
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BRERA – MILANO

Il laboratorio, tenutosi in collaborazione con il corso di Storia dell’Arte del professor Giovanni Accame. vide la partecipazione degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Brera provenienti dai corsi di pittura, scultura, scenografia e decorazione.

Si proponeva di far conoscere il nuovo approccio di Bruno Munari che invertiva i tradizionali rapporti tra progettazione e tecniche di realizzazione.

Bruno Munari, a partire dalle sue ricerche, propose un metodo progettuale organizzato in quattro fasi:

  Riconoscere un elemento o aspetto, ignoto o inesplorato

– Conoscerlo attraverso la manipolazione del materiale

– Classificare i dati tecnici rilevati

– Usare tutti i dati per progettare

I partecipanti erano incoraggiati a prestare attenzione a ogni minimo dettaglio o fenomeno che emergesse durante la manipolazione del materiale e invitati a includerlo nel loro personale registro di osservazioni per poi servirsene come strumento per le successive fasi del processo. L’elemento di casualità che si manifestò durante lo svolgimento delle attività condusse a conclusioni di particolare interesse.

 

1988
MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI – PRATO

All’interno del Dipartimento di Educazione del museo, nacque il Laboratorio di Comunicazione Visiva

Nel documento di presentazione delle attività, vengono date le seguenti informazioni a proposito del progetto Giocare con l’arte: «…le informazioni sulle tecniche artistiche, sui valori tattili dei materiali e sulle loro possibilità di assemblaggio,  sull’ espressività delle forme, vengono trasmesse con numerosi giochi, basati su regole semplici e logiche, partendo dalle quali il bambino e l’adulto elaborano percorsi personali e originali, avvicinandosi al linguaggio dell’arte in modo divertente e creativo». Il Dipartimento Educazione fu coordinato da Anna Laura Giachini, i programmi didattici elaborati e condotti da Paola Ballerini, Barbara Conti e Riccardo Farinelli.

Qui sotto sono elencati alcuni laboratori ospitati dal Museo:

Dicembre ‘89 Laboratorio della Festa, condotto da Flora Viale.

Gennaio ’90 Laboratorio della Festa, condotto da Marielle Muheim.

Maggio ’90 Un fiore con amore, condotto da Bruno Munari.

Giugno ’90 “Laboratorio sugli stereotipi: l’albero, condotto da Riccardo Farinelli.

Gennaio ’91 Laboratorio sui Metalli, condotto da Renate Eco.

Giugno 91 Bruno Munari incontra gli insegnanti

Gennaio ’92 I laboratori teatrali, condotto da Coca Frigerio.

Maggio ’92  l Laboratorio Liberatorio” condotto da Bruno Munari

 

1989
ALTRI LABORATORI

Nel 1989 presso la Fiera di Milano, Graziella Liebermann allestì un laboratorio per anziani intitolato Ritrovare l’infanzia

I laboratori sui tram nell’ambito delle iniziative dell’ATM milanese in occasione del Natale

Il grande “LAB- LIB” presso il salone delle esposizioni di Torino, nel 1995

I Laboratori “Estate nei Chiostri”, a Milano presso la Società Umanitaria, nel 1995

I laboratori per gli studenti dell’Istituto Europeo di Design, a Milano, nel 1995

I laboratori in occasione della mostra “Arte e Design” di Cantù, nel 1995

I laboratori per gli operatori di Europe Assistance, Senago, 1996

 

1992
LABORATORIO LIBERATORIO
MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI – PRATO

Bruno Munari presentò così il nuovo Laboratorio Liberatorio progettato per i bambini : «…un laboratorio polisensoriale dove adulti e bambini possono manipolare molti materiali con diverse caratteristiche materiche, cromatiche, termiche, di peso, di forma, di struttura, e combinarle assieme in due o più pezzi per formare qualcosa che non si sa che cos’è. Questa operazione va condotta senza pensare prima che cosa si vuol fare, ma lasciandosi suggestionare dalle varie qualità dei materiali, dalle forme, dai colori, dal peso e dal tatto, nel modo più libero possibile. Questi materiali possono essere combinati per contrasto o per affinità… possono essere combinati per colore… o per peso etc. Senza pensare all’arte ma a un gioco, a una specie di ginnastica mentale che, grazie al caso, permetta combinazioni stimolanti per la fantasia… In questo modo ogni individuo può sviluppare la propria creatività senza preconcetti o preoccupazioni particolari…».

Le attività del Laboratorio Liberatorio di Prato sono documentate all’interno di una videocassetta dal titolo “Bruno Munari e il gioco dell’arte”, prodotta dalla Kalypso di Roma.

 

1992
ALTRI LABORATORI

Giugno ’92 “Laboratorio sul riciclo dei materiali”, condotto da Flora Viale.

Luglio ’92 “L’Arazzo con materiale morbido”, condotto da Coca Frigerio

1994
SOCIETÀ UMANITARIA – MILANO

La mostra, Adulti e Bambini in zone inesplorate, si tenne presso la Società Umanitaria di Milano. Furono attivati i laboratori per i bambini 

 

1996
FAENZA

Durante gli anni ’70 Bruno Munari tenne una serie di corsi volti a coinvolgere anziani e bambini nel gioco dell’arte. Come lo stesso Munari ebbe a osservare, le persone “di poca cultura” mostrano maggiori capacità di apprendimento, forse perché, meno vincolate da stereotipi e convenzioni mentali. Allo stesso modo dei bambini, erano in grado di cogliere l’essenza delle idee che venivano presentate.

Ne danno notizia un breve trafiletto sul “Piccolo” del 4 gennaio 1996, dal titolo L’arte per gioco in Casa Protetta e un altro apparso nella stessa data su “Qui”, Progetto artistico alla Casa di Riposo.

Il laboratorio per anziani, in linea con la metodologia indicata da Munari, prevedeva per il primo anno solo esercitazioni di grafica, mentre durante il secondo si orientava verso una partecipazione attiva a corsi di ceramica.

 

I LABORATORI ALL’ESTERO

1980
NEW YORK

L’artista italo-americana Flora Viale ispirandosi ai giocattoli in gommapiuma progettati da Bruno Munari negli anni Cinquanta – il Gatto Meo e la Scimmietta Zizi – è il laboratorio intitolato Acrobati, figure realizzate in filo di ferro pieghevole e dunque modellabili in pose diverse. Lo scheletro in fil di ferro può essere rivestito utilizzando materiali vari come carta leggera e colorata o sottili fogli di alluminio, mentre per raffigurare le parti in genere rigide del corpo umano, si inseriscono sulla struttura rametti o piccoli pezzetti di legno.

Flora Viale collaborò anche con il Dipartimento Educazione del Museo “Pecci” di Prato, per il quale condusse nel dicembre dell’89 il Laboratorio della Festa e in seguito un laboratorio incentrato su tematiche relative al rispetto dell’ambiente. Presso il museo Pecci è possibile consultare una documentazione audiovisiva che illustra lo svolgimento dei laboratori.

 

1982
MUSEO DI ARTE MODERNA
CIUDAD BOLIVAR, VENEZUELA

Un laboratorio fu organizzato in Venezuela, in occasione di una mostra di Munari al museo “De Arte Moderna” di Ciudad Bolivar, con il coordinamento di Getulio Alviani.

 

1984
SAN SEBASTIAN, SPAGNA

Il laboratorio fu gestito da un gruppo chiamato Grupo Tarte, formata da Estibaliz Basterretxea, diplomata in Belle Arti, dal disegnatore grafico Juan Josè Aranguren e dalla storica dell’arte Zurine Adrada, e si dedica alla creazione di progetti-gioco applicando il metodo di Bruno Munari.

Il lavoro del gruppo è documentato su una videocassetta disponibile presso il Museo “Pecci” di Prato.

 

1985
RIO DE JANEIRO E SAN PAOLO – BRASILE

Il laboratorio, fu ospitato presso l’asilo nido Imperio de Gavea, situato nella Rocinha, la più grande favela dell’America Latina, e fu ideato da Lidia Urani, rivolto a bambini dai due ai sette anni.

Si privilegiò il lavoro con i materiali di recupero raccolti sul territorio.

 

1985
KODOMO-NO–SHIRO – TOKIO

Bruno Munari fu invitato del laboratorio Kodomo-No-Shiro, il Castello dei Bambini di Tokio, un edificio costruito allo scopo di ospitare i programmi più innovativi dedicati allo sviluppo dei bambini.

Il progetto durò complessivamente quindici giorni con un ciclo di dieci conferenze-attive, ognuna delle quali venne registrata su videotape allo scopo di diffondere la conoscenza del progetto nelle scuole giapponesi.

Costruito nel 1979 in occasione dell’anno internazionale del bambino e progettato su commissione del Ministero della Sanità giapponese, il palazzo Kodomo-No-Shiro è composto da tredici piani sopra il suolo e quattro sottoterra ed è in grado di accogliere fino a 5000 visitatori contemporaneamente. Nella cornice di questo palazzo si sono tenuti i laboratori di comunicazione visiva diretti da Munari, ai quali i bambini giapponesi hanno risposto con grande partecipazione, senza che le differenze linguistiche ostacolassero il buon esito dell’iniziativa, un fatto che conferma come appunto il linguaggio della concretezza visuale non richieda interpretazioni verbali per essere compreso.

Alcune delle immagini che documentano l’esperienza sono state inserite all’interno della videocassetta “La Forma”, edita dalla Fonit Cetra.

Per saperne di più potete consultare il libro di Munari Il castello dei bambini a Tokio, pubblicato per la collana Einaudi – Ragazzi nel 1995. Nel libro così viene descritto il luogo: «…gli spazi dove si svolgono le varie attività non sono fissi, le pareti si possono spostare come si vuole secondo le esigenze. Al soffitto si possono appendere pannelli e attrezzi e quel che serve. Ci sono laboratori di ogni tipo: dai giochi infantili all’elettronica, dalla pittura alla musica, dall’atletica al canto, e poi piscina, teatro, pochi all’aperto sulle terrazze, dalla bambola al computer».

 

1986/7
CENTRE POMPIDOU, CITE’ DES SCIENCES ET DE L’INDUSTRIE – PARIGI

Presso l’Atelier des Enfants del Centre Pompidou nel 1986 fu allestito un laboratorio di ceramica.

Presso la Villette Cité des Sciences et de l’Industrie, prese forma un nuovo laboratorio a carattere polisensoriale rivolto ai bambini dai due agli otto anni. In contemporanea vennero programmati una serie di corsi di aggiornamento per insegnanti. In questa sede Bruno Munari, assieme a un’équipe di operatori scolastici, sviluppò nuovi giochi per insegnare ai bambini i concetti di simmetria e asimmetria.

Nel 1982, presso l’Atelier des Enfants del Centro Pompidou, si apre una mostra intitolata “À vos jeux”, organizzata in collaborazione con gli editori milanesi Jacqueline e Bruno Danese. Cinque anni più tardi, nel giugno del 1987, presso la Mediateca dei Ragazzi alla Villette, una nuova mostra, dal titolo “Lire et jouer avec Bruno Munari”, allestita da Annie Pissard ancora con la collaborazione degli editori Danese, vede per una settimana la partecipazione attiva di Bruno Munari.

In quell’occasione si organizzarono atelier per i bambini di età compresa tra tre e sei anni, dedicati alla costruzione di libri. Questo evento fu documentato da un breve video dal titolo Bouts de ficelles. In un’intervista realizzata nel 1986 da Annie Pissard ed Elisabeth Lortic su «Revue des livres pour enfants», Nr. 10, Munari scrisse di quell’esperienza: «Tutti gli animatori e i bibliotecari hanno ancora in mente una settimana troppo breve di lezione, di piacere e di risate». Le attività svolte in quella settimana furono documentate da una serie di diapositive che la signora Pissard ha mostrato al pubblico dell’Umanitaria di Milano nell’ottobre del 1994, in occasione della giornata di apertura di una mostra dedicata a Bruno Munari.

Altri atelier furono realizzati nelle Crèches, asili nido del dipartimento di Seine Saint-Denis, dove per molti anni ogni bambino che frequentava quegli asili, poteva giocare e divertirsi con i Prelibri di Munari.

La collaborazione di Annie Pissard con Bruno Munari risale alla fine degli anni ’70, in occasione della Fiera del libro per ragazzi di Bologna, allorché, presso lo stand dell’editore Danese, ebbe modo di conoscere l’artista e la sua opera.

«Alla biblioteca-mediateca della Villette,» racconta Annie Pissard, «cercavamo di immaginare una biblioteca… che fosse una collezione di libri per osservare, scoprire il mondo, le forme, i colori, i fenomeni. Abbiamo realizzato questo nostro sogno con i libri ideati da Bruno Munari. Anche se non esiste ancora in Francia un laboratorio permanente, è forte però il desiderio di continuare la strada indicata da Bruno Munari». Questo desiderio spinse poi Annie Pissard ed Elisabeth Lortic a creare l’associazione “Les trois ourses”, che oltre a promuovere l’opera di Munari e di molti illustratori francesi di libri per ragazzi, ha il merito di distribuire in Francia le ristampe, curate dalla casa editrice Corraini di Mantova.

 

1989
MUSEO D’ARTE – GERUSALEMME

Fra le molte degne di nota, le esperienze che hanno avuto luogo in Israele meritano una menzione particolare. Lo stesso Bruno Munari ci descrive il museo di Gerusalemme: «C’è a Gerusalemme un museo che non è solo museo d’arte ma anche di storia e più generalmente di cultura che ha un settore per bambini. (…) La differenza con i nostri musei è che, da noi, il museo offre una collezione permanente che naturalmente è intoccabile, mentre là ogni tanto c’è una mostra a soggetto, che non è una cosa da andare a guardare, ma una cosa da vivere, un’esperienza il più possibile globale».

Molti operatori visuali, come la signora Yaffa Gaon, hanno da tempo abbracciato l’approccio educativo del metodo Giocare con l’Arte.

Nel corso di dieci anni, Munari ha partecipato attivamente ai laboratori svolti presso il centro Kaol di Gerusalemme. Il centro ha concluso la sua attività nel dicembre del 1990.

Dopo un approfondito studio dei ritratti disegnati da Munari, gli studenti israeliani hanno ideato e realizzato un gioco simile al Memory, consistente nella ricerca di combinazioni e varianti di mezzi tecnici per disegnare il volto umano visto in prospettiva frontale. Nel 1989 infine, Yaffa Gaon pubblicò un opuscolo dove si insegnava uno metodo per disegnare gli alberi, secondo le  indicazioni di Munari, relative alle dinamiche della ramificazione. L’agile manuale, dal titolo Abbracciare un albero, contiene inoltre indicazioni per sviluppare una serie di giochi didattici che possono essere realizzati con i bambini.

 

1989
ISOLE CANARIE, CARACAS, GINEVRA

Altri laboratori furono organizzati alle Isole Canarie, a Caracas presso il “Museo de los niños” e per finire, negli atelier della Scuola Materna dell’O.N.U. a Ginevra.

 

2007
SHIODOME CREATIVE CENTER – TOKYO

In occasione del centenario della nascita del grande artista e designer italiano la Triennale di Milano e Shiodomeitalia Creative Center presentano la mostra: Bruno Munari: vietato l’ingresso agli addetti al lavoro. Il titolo, che riprende un celebre gioco di parole del

maestro milanese, esprime uno dei principali concetti della sua opera: un’arte che si pone aperta e accessibile a tutti al di là del grado di alfabetizzazione e di preparazione estetica e con una precisa volontà educativa. I “non addetti ai lavori” sono innanzitutto i bambini, ai quali Munari ha dedicato un’attenzione assolutamente atipica per il contesto progettuale del XX secolo e con i bambini tutti coloro che abbiano conservato la capacità e la volontà di stupirsi.

Laboratori a cura dell’Associazione Bruno Munari, Michela Dezzani e Pia Antonini

 

2022
FONDAZIONE JUAN MARCH – MADRID

La Fondazione Juan March ospita la prima ampia retrospettiva su Bruno Munari nella città spagnola. 300 opere di “una figura molto attuale nella società liquida odierna, nella quale non ci sono limiti fra territori espressivi”

La mostra è stata affiancata da laboratori di sperimentazione del metodo dedicati ai bambini a cura dell’Associazione Bruno Munari

 

2023
MUST, Museo del territorio – VIMERCATE

Il MUST Museo del territorio di Vimercate (MB) ospita la mostra Munari, Arte al futuro che racconta la ricerca artistica di Bruno Munari attraverso una selezione di circa cinquanta opere provenienti da collezioni private italiane e straniere. Laboratori di sperimentazione del Metodo Bruno Munari a cura dell’Associazione Bruno Munari